5. Appendice: Schede territoriali e tematiche

Il presente lavoro è una piattaforma aperta da implementare, per costruire in modo partecipato una nuova idea di Città per gli anni a venire. Lo strumento individuato è quello delle schede tematiche, che possono avere due tipologie: territoriali, oppure tematiche (ad es. su Commercio, Mobilità, ecc.). L’obiettivo è raccogliere le idee e le suggestioni da stakeholders, studiosi, cittadini interessati per poi collegarle ai diversi scenari e presentarle in forma strutturata nel processo di scrittura del Piano Strategico che prevede di raccogliere: “Progetti, socializzare le best practice, promuovere iniziative e sostenere le proposte che definiranno la visione strategica del territorio”. 1

Qui di seguito, le schede tematiche già pervenute alla Fondazione Pellicani e redatte da gruppi di lavoro e singoli cittadini. Clicca sui titoli per visualizzare e scaricare le schede complete. In calce alla pagina, infine, presentiamo una “scheda tipo”, creata dai ricercatori della Fondazione Pellicani, per agevolare quanti vogliano realizzare la propria scheda.



Porto Marghera 2050 titolo del progetto

Lavoro, industria, ambiente, portualità, industria 4.0, professioni dell’innovazione, rigenerazione urbana, grandi navi, chimica.

parole chiave

Porto Marghera è una storia esemplare a livello europeo di lavoro, industria, riscatto sociale e anche di ingiustizie che hanno colpito in primis i lavoratori in quanto esposti a sostanze che si sapevano pericolose e inquinanti, senza misure di tutela per salute e ambiente. Dalla consapevolezza di quello che è stato bisogna ripartire per portare a termine una riconversione che dagli anni Ottanta sta procedendo – molto lentamente – al di fuori di un disegno strategico. La posta in gioco a Porto Marghera è così importante perché è stato l’esempio massimo a livello italiano, e tra i più riusciti a livello europeo, di organizzazione del territorio legata a modelli di sviluppo basati su insediamenti industriali di base. Ma la fine di quel modello ha portato con sé una crisi molto marcata tanto che dagli anni Settanta Porto Marghera ha subito una lenta e inesorabile perdita di funzioni e vocazione.

Abstract

Porto Marghera

luoghi interessati

Il dato che meglio di tutti racconta ciò che era Porto Marghera e ciò che non è più, è il numero di occupati diretti delle imprese insediate nei 2.000 ettari dell’area industriale: dai 33.000 degli anni Sessanta si è passati ai circa 12.000 di oggi. Lo sguardo prioritario di ogni ragionamento sul futuro dell’area deve quindi focalizzarsi su come attirare nuovi lavoratori con grande attenzione a quelli di alta qualificazione e scolarizzazione poiché recenti studi hanno dimostrato come la concentrazione di lavoro qualificato in un tessuto urbano è il motore dell’innovazione e dello sviluppo e come un occupato nei settori ad alto valore aggiunto genera fino a cinque occupati nel settori tradizionali nell’area urbana di riferimento (E. Moretti, La nuova geografia del lavoro, 2012). Quindi attività produttive e industrie di qualità all’insegna della sostenibilità ambientale, capaci di valorizzare il capitale umano presente in loco e attirarne di nuovo. Così sarà anche possibile ricucire il tessuto industriale ai quartieri urbani anche con nuovi utilizzi dello spazio pubblico e di manufatti abbandonati, usando come volano della rigenerazione anche attività culturali all’insegna delle nuove formule di innovazione sociale che ibridano cultura, economia, ambiente, creatività rispondendo a nuovi bisogni e aspirazioni sempre più forti negli abitanti delle realtà metropolitane occidentali. Porto Marghera è infatti storie di fabbrica, ma anche di città, perché l’area industriale ha sempre dialogato strettamente con il quartiere urbano confinante. Questa prospettiva è legata alla necessità di porre Porto Marghera come fattore di sviluppo e di rigenerazione di un’ampia area metropolitana. Infatti dinamiche occupazionali e crescita economica sono strettamente legate al fattore città e alla sua qualità. Indicazioni utili sulle strategie da seguire vengono dall’Unione Europea che ha posto obiettivi precisi per le città del vecchio continente utilizzando parole d’ordine quali inclusività (lavoro e riduzione delle diseguaglianze), sostenibilità (economia competitiva a bassa emissione), intelligenza (istruzione, ricerca, innovazione). Queste sono indicazioni utili per Porto Marghera in quanto cuore di un’area metropolitana che, seppur con particolarità insediative eterodosse (città diffusa), è una città di circa 2 milioni e mezzo di abitanti come riconosciuto dalla stessa OCSE che l’ha inclusa nei suoi studi comparativi (OECD Metropolitan-Region Database). Una città al centro del Nordest italiano e molto vicina ad altre aree urbane italiane di assoluta rilevanza come Milano che fa immaginare auspicabili connessioni nella Megalopoli Padana, entità già individuata da Eugenio Turri ben sedici anni fa. Porto Marghera quindi non può rilanciarsi secondo il vecchio modello che si basava su lavoro a basso prezzo, l’energia a basso costo e la vicinanza al mare. Ma l’area rimane portatrice di alcune specificità che possono rispondere alle sfide imposte da un mercato sempre più globalizzato. In primis, la dotazione infrastrutturale e la localizzazione geografica vantaggiosa perché inserita in flussi commerciali in rapida crescita. Secondo, il suo essere nel cuore della PaTreVe con la sua dotazione di università e centri di ricerca e professionisti dell’innovazione basti pensare agli oltre 135.000 lavoratori stimati in settori ad alto valore aggiunto (C. Pavan, N. Pavan, G. Saccà, Venezia Città Metropolitana, 2014). Terzo, la trasformazione in atto – da sostenere maggiormente – nella migliore manifattura del territorio nordestino che costituiscono una risorsa essenziale per il rilancio di tutto il territorio metropolitano.

Il contesto

Incrociando queste considerazioni di carattere metropolitano alle peculiarità dell’area e agli scenari di sviluppo internazionale è quindi possibile individuare le maggiori opportunità di sviluppo e le condizioni per coglierle:

• La manifattura intelligente e la integrazione con i servizi. A Porto Marghera esiste il VeGa che diverrà sede di uno dei sette Competence Center previsti dal piano Industria 4.0e trova una base negli investimenti anche del Piano Strategico di Ca’ Foscari 2016-2020, al cui interno si inserisce la collaborazione con Iuav per il progetto Venice Innovation Hub. Porto Marghera può essere un luogo privilegiato del “sistema nervoso” – come Paolo Perulli ha definito il campo dell’innovazione – dell’area metropolitana.

• La green economy, in particolare la chimica verde. Raccogliendo il meglio dell’eredità della chimica italiana che in Porto Marghera aveva uno dei suoi centri più importanti, e in stretto raccordo con le politiche europee nel settore, è possibile avviare nuovi processi produttivi tecnologicamente avanzati per una chimica ad alto valore aggiunto e anche nuove modalità di produzione di energia.

• La portualità con le sue diverse specializzazioni. Si tratta di un settore che deve essere inserito strategicamente in politiche nazionali per l’Alto Adriatico quindi con i porti di Ravenna e Trieste così da dar vita ad un distretto portuale e logistico. In questo ambito è da valutare l’opportunità/sostenibilità del Porto off-shore. Il porto con una logistica sviluppata può attivare sinergie utili con lo sviluppo industriale dell’area, facendo leva sul posizionamento ottimale di Venezia rispetto sia ai luoghi della produzione manifatturiera italiana ed europea sia ai mercati asiatici ed africani. Da non dimenticare il settore nel quale il Porto di Venezia eccelle che è quello dei passeggeri: le Grandi Navi possono trovare una collocazione proprio a Porto Marghera evitando il transito in bacino San Marco e senza dover trovare nuove “strade” incidendo in una laguna con la costruzione di ulteriori canali.

• Per attirare nuove imprese che colgano i vantaggi dell’essere localizzati a Porto Marghera è indispensabile rendere operativa la NewCo per le aree Syndal e semplificare le procedure di bonifica dell’area SIN senza dimenticare interventi quali i marginamenti della macroisole e la gestione delle acque di falda e il completamento del progetto Vallone Moranzani per rendere evidente che Porto Marghera ha voltato pagina rispetto uno sviluppo non compatibile con l’ambiente circostante. Nell’ottica di attirare nuove imprese è inoltre da valutare l’opportunità dell’ampliamento della Zona Franca Doganale.

proposte

Esempi di riconversione e rigenerazione di importanti poli urbani:
Hafencity, 22@, Rhur.

Cluster dell’economica innovativa: area di San Francisco, Raleigh-Durham

Esperienze simili e riferimenti