Diritto alla città
Intervenire sui temi affrontati in questo studio ha sicuramente una valenza economica e ambientale ma anche sociale: i cambiamenti demografici impongono nuove letture del tessuto urbano e rientrano concretamente nelle logiche di utilizzo del suolo e nel mercato immobiliare.
La Regione del Veneto ne “La qualità dell’abitare in Veneto” (2012) fa emergere un fattore di criticità importantissimo e che non può essere trascurato: “i giovani incontrano spesso notevoli difficoltà nell’accesso al mercato abitativo: disoccupazione, precarietà del lavoro, costi insostenibili per i canoni di affitto e per l’acquisto di una casa, barriere all’accesso al credito, scarsità di abitazioni economicamente accessibili sono fattori che condizionano pesantemente la scelta di iniziare un percorso autonomo di vita.[…] L’allungamento della vita e la denatalità sono fattori che contribuiscono all’invecchiamento della popolazione, fenomeno che impone progressivi cambiamenti nelle politiche sociali, anche con riferimento alle condizioni abitative da garantire alla popolazione. […] Un terzo degli anziani soli arriva con difficoltà a fine mese; per questi anche le spese per l’abitazione risultano più impegnative, fino a raggiungere il quarto del proprio reddito e possedere una casa può diventare fonte di preoccupazione economica, piuttosto che uno stato di benessere.”
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Figura 34: Confronto tra indici di dipendenza della popolazione anziana della Città Metropolitana con Copenhagen ed Amsterdam. Elaborazioni 120lab per Fondazione Gianni Pellicani su dati EUROSTAT e ISTAT 2010
La questione dell’accesso agli alloggi produce iniquità in seno alla metropoli. L’elevato valore economico degli immobili nelle città capoluogo così come la forte crisi economica e del mercato del lavoro motivano scenari di emarginazione che spingono i giovani, le nuove generazioni, ad allontanarsi dai centri e spesso dal territorio. Una percentuale, seppur ristretta, delle nuove generazioni inserite in un mercato del lavoro internazionalizzato non vede più la proprietà immobiliare come un’assicurazione, ma viceversa come un ostacolo alla mobilità e alle opportunità professionali offerte da altri paesi o aree metropolitane.
Questo comporta un invecchiamento delle città capoluogo della Città Metropolitana di Venezia molto più forte di altre realtà metropolitane europee ad essa comparabili. Nei tre capoluoghi di provincia della metropoli l’indice di dipendenza degli anziani, che rappresenta il numero di individui non autonomi per ragioni demografiche (età ≥ 65) ogni 100 individui potenzialmente indipendenti (età 15-64), supera il 35%. Il dato evidenzia come le tre città siano tra le aree con i valori più alti nel territorio.
Anche le dinamiche di immigrazione rappresentano un fenomeno in massiccio aumento. Secondo il “XXII rapporto sull’immigrazione” (Caritas Migrantes, 2012) nel Veneto, nel 2011, i nuovi abitanti hanno di gran lunga superato il mezzo milione, rappresentando l’ 11% del totale nazionale. La provincia della città metropolitana con il numero più elevato di residenti stranieri è Treviso (quasi 100mila stranieri, 20,3%) a cui segue Padova (90mila, 18,5%).
Secondo l’ultimo Rapporto Cnel (2013) la provincia con il più elevato indice di potenziale di integrazione (60,9) è Treviso (28° a livello nazionale), seguita da Padova e quindi Venezia (82° in Italia e ultima nel Veneto con 50,4).
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Figura 35: Cittadini stranieri: una città multiculturale.
Elaborazioni 120lab per Fondazione Gianni Pellicani su dati ISTAT 2010, Comune di Venezia
Il rinnovo dei permessi di soggiorno per provincia rappresenta un dato interessante per stimare la capacità di “trattenimento” di un territorio. Treviso, ad esempio, registra il più alto numero di rinnovi (82%) del Veneto – nella classifica seguono Verona e Vicenza – e si dimostra una provincia con una forte capacità di “attrazione” per il rinnovo di permessi ottenuti altrove.
Nella Città Metropolitana di Venezia il saldo migratorio interno degli stranieri vede le province di Padova e Venezia con un saldo positivo (rispettivamente: 106,5 iscritti ogni 100 cancellati e 102,3 su 100) mentre, all’opposto, Treviso detiene il peggior saldo negativo della regione (91,7 ogni 100). Questo dato è particolarmente importante soprattutto se si pensa che la popolazione straniera si caratterizza per una maggiore mobilità legata a fenomeni di migrazione interni al territorio regionale per la ricerca di condizioni migliori, specialmente lavorative oltre che abitative.
Un elemento che caratterizza l’inclusività di un territorio è sicuramente la possibilità di disporre di abitazioni idonee, dignitose e accessibili anche per questa percentuale di popolazione. Oggi il costo medio annuo pro capite di affitto al m2 per gli stranieri vede, all’interno della Città Metropolitana di Venezia, la provincia di Venezia come una delle più costose a livello nazionale (208 euro e 101° nella graduatoria) con valori spropositati se si pensa che nella metropoli la seconda provincia più costosa è quella padovana con 93 euro al m2.
I dati ISTAT del 2010 ci rivelano come nella Città Metropolitana di Venezia il 9,6% dei cittadini siano stranieri e la maggior parte di questi sono appunto distribuiti nella provincia di Treviso con picchi che superano il 15% della popolazione per ambiti comunali. A Mestre centro i cittadini stranieri rappresentano il 17,48% della popolazione totale.
Altro dato che ci permette di registrare una capacità di inclusività di un territorio viene fornito dal MIUR, ossia gli alunni stranieri nelle scuole dell’infanzia pubbliche. Anche qui è la provincia di Treviso a registrare il più elevato numero di presenze con una crescita che va dal 11,78% di alunni stranieri sul totale registrati nell’anno scolastico 2005/2006, al 23,14% registrato nell’anno 2011/2012. Seguono Padova con una crescita da 6,81% a 21,11% sul totale e quindi Venezia con il suo 7,39% del 2005/2006 che cresce al 17,66% del 2011/2012. Secondo il “Dossier Statistico Immigrazione 2013” (Centro Studi e Ricerche IDOS, 2013) la percentuale di minori stranieri residenti vede la provincia di Treviso registrare i valori massimi a livello regionale (26,4%, 6° a livello nazionale) mentre Venezia conosce la quota più esigua nella regione (21,5%).
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Figura 36: Scuole dell’infanzia pubbliche: Alunni stranieri.
Elaborazioni 120lab per Fondazione Gianni Pellicani su dati MIUR
Il “diritto alla città”, la partecipazione attiva della cittadinanza alle scelte e allo sviluppo di una città, diventa, dunque, una necessità per favorire una dignitosa qualità della vita e la crescita di consapevolezza e responsabilità nei cittadini alla cura delle criticità e all’interesse alle opportunità offerte dalla città, riducendo il disagio sociale favorito dalle aree deturpate e mal funzionanti o prive di servizi.
Come indica la recente ricerca dell’ISFOL, “La Riqualificazione Sostenibile Dei Contesti Urbani Metropolitani” (2013), nel capitolo “La partecipazione inclusiva come contributo alla sostenibilità urbana della città globale”: “Il diritto alla città nasce da esigenze collettive e non individuali, e si sviluppa attraverso un processo di pianificazione nuovo che parte dal basso e dà origine a spazi sociali urbani “eterotopici” che non sono frutto di decisioni imposte ma nascono naturalmente dall’ascolto delle esigenze della gente che in quegli spazi vive il proprio quotidiano.”
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